Martina Tremenda, seguendo un bagliore,
volò verso il Sole e fuse il motore.
E si accorse, ormai stanca e molle,
che la stella cantava in si-bemolle.
Sciolgo comete, sciolgo gelati,
sciolgo i tir e i supermercati,
sciolgo le fiamme e i ghiaccioli,
sciolgo le pizze e i pizzaioli.
Sciolgo anche forni e televisioni,
sciolgo il cemento con tutti i lampioni,
sciolgo le case, sciolgo i palazzi
sciolgo le auto, le moto e i razzi.
Sciolgo la guerra,
sciolgo la terra,
sciolgo le armi e i brutti pensieri,
sciolgo i cattivi e i bracconieri.
Sciolgo il brutto e il fotomodello,
sciolgo la zappa e il rastrello,
rido un sacco e me ne vanto,
sciolgo chi passa e poi ci canto.
“Non so se una stella abbia un cervello,”
pensò Martina, “più grande di un pisello,
ma questa mi pare del tutto folle,
se devo credere alla canzone in si-bemolle.
Il cosmo non è sempre divertente,
al Sole dell’uomo non importa niente:
ma noi, che soli non siamo,
formiamo una catena e diamoci la mano!”