Martina Tremenda, dopo la partenza,
guardò terrorizzata la sua credenza.
Aveva dimenticato pane e marmellata,
miele, zucchero, gofio e cioccolata.
“Nello spazio senza panna?
È un viaggio o una condanna?
Non mi sono affatto arresa:
subito a terra a far la spesa!
Torneremo qui molto presto,
con basilico e pinoli per il pesto.”
Ma l’astronave esclamò gioviale:
“Guarda, in quell’orbita spaziale!
Vedo un camino che fuma veloce:
secondo me c’è qualche cosa che cuoce!”
All’orizzonte svolazzava una casetta,
con pannelli solari, bianca e perfetta.
“C’è qualcosa di molto strano,
non siamo a Roma né a Milano:
che razza di casa mai sarà,
se è nello spazio e non in città?”
Era tutta di zenzero e marzapane,
di canditi e mandorle californiane:
aveva le finestre di zucchero filato
e la moquette di biscotto caramellato.
“Mi ricorda una fiaba per bambini,
c’erano Hansel e Gretel, due fratellini:
stammi vicino, sarò molto cauta,
ci aprirà una strega o un’astronauta?”